COS’E’ IL CORONAVIRUS?
I Coronavirus sono una vasta famiglia di virus noti per causare malattie che vanno dal comune raffreddore a malattie più gravi come la Sindrome respiratoria mediorientale (MERS) e la Sindrome respiratoria acuta grave (SARS). I Coronavirus sono stati identificati a metà degli anni ’60 e sono noti per infettare l’uomo e alcuni animali (inclusi uccelli e mammiferi). Le cellule bersaglio primarie sono quelle epiteliali del tratto respiratorio e gastrointestinale. Il virus che causa l’attuale epidemia di coronavirus è stato chiamato “Sindrome Respiratoria Acuta Grave-CoronaVirus-2” (SARS-CoV-2). La malattia provocata dal nuovo Coronavirus ha un nome: “COVID-19” (dove “CO” sta per corona, “VI” per virus, “D” per disease e “19” indica l’anno in cui si è manifestata). (Riferimenti: Ministero della Salute)
MISURE DI PREVENZIONE
Le più efficaci misure di prevenzione includono:
- il distanziamento sociale;praticare frequentemente l’igiene delle mani con acqua e sapone o, se questi non sono disponibili, con soluzioni/gel a base alcolica;
- evitare di toccare gli occhi, il naso, la bocca e la mascherina con le mani. L’utilizzo dei guanti non riduce il contagio se comunque non si rispettano le regole di igiene;
- tossire o starnutire all’interno di un fazzoletto monouso, che poi deve essere immediatamente eliminato;
- evitare contatti prolungati e ravvicinati mantenendo la distanza di almeno un metro dalle altre persone, anche se indossano la mascherina, in particolare con quelle con sintomi respiratori.
QUALI MASCHERINE SI DEVONO USARE?
In commercio esistono vari presidi per la protezione delle vie aeree, ma quelli più comuni sono:
le mascherine “chirurgiche” ad uso medico: purtroppo data l’emergenza e la carenza a livello mondiale di questi prodotti, spesso ci si imbatte in mascherine di dubbia qualità che non rispettano le norme tecniche UNI EN 14683:2019+AC e UNI EN 10993-1:2009, non hanno marcatura CE ma vengono vendute a caro prezzo. Sono mascherine monouso dotate di uno strato idrorepellente che riduce la diffusione di droplets. Non proteggono chi le indossa ma se tutta la popolazione le indossasse (e in modo corretto), ci sarebbe una riduzione della diffusione di droplets contaminate. Nessuna persona può considerarsi “non contagiosa”. Sono tantissime le persone asintomatiche o con sintomi lievi che possono contagiare gli altri;
le mascherine per la collettività: queste ultime sono simili alle mascherine chirurgiche e sono costituite da vari strati di tessuto filtrante come polipropilene, tessuto non tessuto (TNT) o cotone con trattamento idrorepellente. Ai sensi del cd. Decreto “Cura Italia” non hanno bisogno di superare test di laboratorio e prove tecniche, avere certificazioni o marcatura CE. Si tratta di deroghe a carattere eccezionale giustificate dall’urgente domanda di mascherine. Le mascherine per la collettività non possono essere utilizzate dal personale sanitario in servizio né in ambienti di lavoro dove sono previsti dispositivi di protezione individuale (DPI). Rappresentano comunque, se di buona qualità, un’ottima barriera contro la dispersione dei droplets e quindi possono contribuire alla riduzione del contagio nella popolazione;
i filtranti facciali: sono identificate da un codice, ad es. FFP1, FFP2 ed FFP3 per l’Europa. Stati Uniti e Cina utilizzano altri codici. I filtranti P2 e P3 sono quelli più efficaci e devono essere utilizzati dal personale sanitario in servizio, dal personale delle pulizie in ambienti sanitari e da persone che assistono o sono costrette a contatti ravvicinati con persone positive al coronavirus. Erroneamente si crede che la pallina di plastica presente su alcune mascherine in commercio sia il filtro, mentre altro non è che una valvola in uscita per far respirare meglio chi indossa i filtranti facciali. È tutta la superficie della mascherina ad essere il filtro. Ciò significa che mentre viene mantenuta la protezione in ingresso, viene a mancare la protezione della diffusione dei droplets verso l’esterno e pertanto questi prodotti dovrebbero essere utilizzati esclusivamente in reparti COVID dove sicuramente tutti i pazienti sono già contagiati. Purtroppo anche per questi prodotti si sta assistendo ad un aumento vertiginoso dei prezzi con una riduzione della qualità che può mettere in pericolo la salute del personale sanitario.
QUANDO CHIAMARE IL MEDICO DI MEDICINA GENERALE (MEDICO DI FAMIGLIA)
- in caso di contatti stretti con persone che sono risultate positive al coronavirus;
- quando compaiono sintomi simil-influenzali come: febbre, tosse, perdita o marcata riduzione dell’olfatto e/o del gusto, dolori muscolari diffusi, congiuntivite, diarrea profusa, congestione nasale, improvvisa stanchezza, mal di testa, mal di gola, manifestazioni cutanee.
Evitare l’assunzione di farmaci (anche se da banco) non consigliati dal medico curante.
QUANDO CHIAMARE DIRETTAMENTE IL 118 O 112
- alterazione della coscienza;
- difficoltà respiratoria (sensazione di fame d’aria);
- pressione sistolica minore o uguale a 100 mmHg e/o frequenza cardiaca superiore a 100 o inferiore a 50 (per chi ha a casa lo sfigmomanometro).
Dott. Marco Fasbender Jacobitti